Il mondo del fitness e del benessere è in evoluzione, ed alla continua ricerca di nuove identità e nuovi stimoli, cercando di interpretare le necessità di un pubblico sempre più esigente e mutevole, ed anche la progettazione si trova a doversi evolvere di pari passo.

Ma quali sono le caratteristiche che possono far definire un progetto un buon progetto?

PRIMO FATTORE : LA FUNZIONALITA’

Disegnare uno spazio partendo dalle esigenze logistiche, di spazi e di flussi è imprescindibile. Sviluppare un buon progetto funzionale significa dare una lettura dei diversi punti di vista: gestionale, degli addetti ai lavori, ed ovviamente dell’utente finale: posizionare gli spogliatoi in modo da separare i percorsi “piedi puliti” e “piedi sporchi”, creare canali visivi immediati per la facile fruizione del centro, e per il controllo, non dimenticare gli spazi di servizio; evitare punti di sovraffollamento, e al contempo realizzare aree per lo scambio e la socializzazione, utilizzare materiali corretti, dimensionare opportunamente gli spogliatoi, le sale, il gym pav, non dimenticare focus di vendita di prodotti e servizi.

SECONDO FATTORE : DESIGN ED INNOVAZIONE

Conoscere le tendenze, arricchire il progetto di macchine all’avanguardia e contenuti tecnologici, sperimentare nuovi format e contaminazioni: un club di eccellenza non può prescindere da un “vestito” che lo caratterizzi. Il design è unicità ed identità, è l’esperienza emotiva; un sapiente uso dei materiali , dell’illuminazione , delle scenografie si trasforma in attrattiva e appagamento del cliente finale; opportunamente legato al marketing diventa uno strumento di comunicazione e di vendita.

Queste sono indubbiamente caratteristiche ideali alla base di un progetto. .. ma si continuano a vedere realtà che hanno questi requisiti, e che, allo stesso tempo, non possono essere definite progetti di successo. Perchè?

La funzionalità è d’obbligo, ed il design è attraente e , senza volere sminuire questo aspetto, spesso si impegnano tutte le energie nella scenografia, puntando su questo valore come fosse l’unico , finendo per creare degli interessanti monumenti agli stessi progettisti, e perdendo di vista il motivo per cui si realizzano i progetti di un’attività, cioè quello del ritorno economico.

TERZO FATTORE: IL PROGETTO STRATEGICO

La trasformazione del panorama finanziario degli ultimi anni, ha condotto fra le altre cose ad una difficoltà nell’accesso al credito. Questo, nell’ottica del progetto strategico, porta alla necessità di valutare l’aspetto monetario fin dalle prime battute, introducendo logiche imprenditoriali: partire da un’analisi di mercato, sviluppare un business plan, ed utilizzare questi strumenti integrandoli con la progettazione architettonica. Questo è il vero valore aggiunto del progetto: un progetto integrato dal punto di vista economico, architettonico e stilistico; uno strumento nelle mani dell’imprenditore, che aiuti a definire le scelte di base, che stabilisca i limiti nei quali il progetto abbia la sua validità economica, facendo prevalere logiche di successo, anche a scapito di scelte emotive, sia dell’imprenditore che del progettista.

Non sempre un’idea imprenditoriale suffragata da capacità e determinazione, è sostenibile: talvolta le condizioni fisiche della location, le dimensioni degli ambienti, o il posizionamento sono scarsamente compatibili con il territorio o con le attività che si vogliono proporre. Le valutazioni del progetto di massima a volte dimostrano la scarsa valenza economica di un’attività ma, per quanto deludenti, per l’imprenditore sono una grande risorsa, che impedisce di conferire le proprie energie ad un’attività non remunerativa.

Un progetto di successo non è necessariamente quello che risparmia su ogni elemento, pensando di allargare così la forbice fra il capitale investito ed il possibile ritorno; come non lo è la scelta di acquisire tutto secondo logiche di top di gamma: sul mercato sono presenti sia esempi del primo tipo che del secondo e non si sono rivelati progetti “giusti”.
Esistono infatti valutazioni congrue per contesti determinati, e per comprendere quale sia il livello a cui attestarsi è necessario un approccio di ampie vedute, allargato e consapevole.

Il reale metodo innovativo consiste nel realizzare strutture sportive e benessere partendo da un modello gestionale, prima ancora di definire un qualsiasi tratto strutturale e stilistico. Il punto di partenza è una corretta indagine socio-demografica, che definisca le linee guida del numero di frequentatori della struttura, e delle loro caratteristiche, e che, conseguentemente, dia la traccia per gli altri fattori: funzionalità e design, che altrimenti possono trasformarsi in elementi finalizzati a sé stessi.
Il tema è vedere il progetto come composto da più elementi: economia, target, design, innovazione, funzionalità e marketing, dove la strategia imprenditoriale deve costituire la linea guida e contenitore di tutti questi aspetti.

Un approccio non strutturato porta nella maggior parte dei casi in un allungamento dei termini previsti per il rientro dell’investimento, o a tagli sulle finiture e arredi, agendo negativamente sul percepito dell’utente finale… fino a casi più seri, che vedono non terminare i progetti iniziati o a chiudere le attività dopo poco tempo dall’apertura.
Sviluppare un progetto sostenibile significa sviluppare una consulenza “tailor made”, diversa da quello che viene normalmente proposto, costruita e disegnata di volta in volta a seconda del contesto operativo e delle peculiari esigenze di cliente e territorio.

Per questo pensare in termini di sotenibilità non si limita allo sviluppo o al lancio di nuove strutture, ma anche al re-fitting estetico e funzionale di strutture esistenti, migliorando o avendo il coraggio di scardinare sistemi fossilizzati di gestione: dalle giuste analisi possono scaturire le giuste risposte per un rinnovamento reale. Spesso per gli imprenditori rinnovare le strutture significa operare in soli termini di restyling architettonico o di interior design, ma ci si pone il problema se sia opportuno ripensare strategicamente anche in altri termini la propria struttura? Da quanto non si analizza il contesto, i competitor? Da quanto non si promuove la propria attività in termini diversi dal ribasso e dalla scontistica?

Un approccio “olistico”, strutturato attraverso una visione poliedrica, diventa interessante anche e soprattutto per i gestori attenti e capaci. Un’eccessiva soggettività, basata su una visione individuale di uno o più segmenti del progetto, e non nella sua interezza, rischia di risultare comunque riduttiva.

L PROGETTO STRATEGICO : GLI ATTORI

Le figure che rendono possibile il progetto strategico sono quindi un consulente gestionale e finanziario, un architetto e un’agenzia di comunicazione, che devono tassativamente avere competenze specifiche nel settore di riferimento, ma che operino anche in piena sinergia, confrontando i risultati del lavoro svolto, arricchendoli dei contributi altrui, in modo che l’imprenditore possa trarre il massimo beneficio dal gruppo di lavoro. Nella maggior parte dei casi infatti le competenze, anche se professionalmente valide, operano in maniera indipendente, con risultati discontinui.

L’imprenditore chiude il poker degli attori di un progetto di successo. L’esperienza, la conoscenza dei propri utenti, la percezione di ciò che appaga e ciò che non risponde alle esigenze del pubblico, la consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza : è un contributo importantissimo, in uno scambio di apporto, di ascolto e di confronto che è imprescindibile.

Anche la contemporaneità di lavoro degli attori è importante: entrare nelle logiche reciproche, in maniera integrata, fin dalla prima fase, è un grande valore aggiunto: le linee guida vengono impostate in maniera corretta, dando agli aspetti principali il giusto equilibrio.

L’analisi socio-demografica dell’area di pertinenza consente perciò di definire una cornice di fattibilità economica di business, sul quale l’architetto sviluppa uno scenario coerente e sostenibile di progetto, che viene poi monitorato in tutte le sue fasi creative, organizzative e gestionali, legandolo alle strategie di comunicazione e marketing.
Un lavoro sinergico consente di immaginare scenari e sviluppi futuri “sostenibili”, in cui gli aspetti progettuali, tecnologici e specialistici sono sempre più rilevanti, immaginando anche nuove funzioni o unità di business, e ponendosi in maniera efficace ma non invasiva, in grado di affiancare le strutture del committente per facilitare l’ottenimento dei risultati.

L’INTEGRAZIONE DELLE PROFESSIONALITA’

Il primo approccio al progetto viene sviluppato attraverso un progetto di massima, che consente di definire la fattibilità. Il team di lavoro confronta i risultati dello studio socio demografico e del business plan con la bozza di layout degli spazi: la distribuzione in termini funzionali e di superficie delle aree destinate alle varie attività permette una definizione reale e non ideale del lavoro che si può sviluppare nel club, ed allo stesso tempo definisce preziose informazioni sulla modulazione degli spazi: fare una sala più grande o dividerla in due per fare attività diverse, destinare più spazio alle attività o alla sala attrezzi, definire la presenza di aree innovative e specifche, come le classi.
Non solo. L’analisi economica e del territorio aiuta a valutare il posizionamento del club in termini di maggiore o minore esclusività, o se abbia senso l’offerta di alcune opportunità, come l’attività natatorie, o altri servizi aggiuntivi, ad esempio la Spa o il Kinder: un club ricco di servizi è sicuramente appetibile, ma prima di affrontarlo è importante valutare se quella appetibilità si trasforma in una risorsa o in una perdita economica per l’intera struttura.
Comprendere quale sia il tetto massimo dell’investimento, inoltre, consente un approccio disteso e consapevole al progetto, ipotizzando fin da subito, come impostare le risorse nei vari segmenti, coprendoli completamente, tarandoli. Essere consapevoli fin da subito che “la coperta è troppo corta” per i risultati che si vogliono ottenere, consente di affrontare il progetto con equilibrio, rinunciare da subito a voli pindarci, o, al contrario, valutare che il raggiungimento di tutti gli aspetti immaginati vale assolutamente la pena di individuare ed attingere ad altre risorse. Un progetto così strutturato, costituisce inoltre un valido strumento per l’ottenimento del credito necessario per dare vita ai propri investimenti.

Alla fase iniziale, che termina con il progetto di massima , l’analisi di geo-marketing ed il business plan, è opportuno che segua un progetto architettonico esecutivo, sviluppato da di professionisti d’esperienza, capaci di integrare le esigenze di distribuzione e design con la complessità impiantistica: una regia sapiente ed equilibrata, che non perda mai il riferimento definito dal progetto di massima iniziale; operare nell’ottica di un progetto strategico significa non terminare le risorse a disposizione nel proprio segmento di lavoro, ma avere una visione più ampia, perchè la fine di un cantiere è l’inizio della vita della struttura, fatta di corsi ed attività, ma anche di organizzazione e quotidianità: attività per le quali non devono mancare le risorse necessarie. Un classico caso è quello in cui, ad esempio, vengono terminati i lavori, ma non ci sono i mezzi per la creazione di un congruo evento per l’apertura o per la promozione sul territorio.

Quindi quali sono le caratteristiche che possono far definire un progetto un buon progetto?
Quelle per cui non si prescinde da funzionalità, innovazione, design, ma anche quelle che sottendono logiche economiche, nell’equilibrio delle parti e dei vari contributi: solo concependo il progetto come un organismo, sfaccettato e completo, senza dimenticarne la finalità di ritorno economico, è possibile realizzare un progetto di successo.

Silvia Giannini architetto per WELLNESS 7.0 : un hub di professionisti e consulenti gestionali specializzati nel settore fitness, benessere e horeca, che promuove il concetto di PROGETTO SOSTENIBILE: analisi economiche, comportamentali, flussi, mercato e trend.